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"Un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario" fu l'epitaffio di Italo Balbo, militare, giornalista e politico italiano fra i più importanti del Paese nella prima metà del XX Secolo. Ufficiale dell'Esercito, comandante di plotone arditi Alpini nelle fasi conclusive e più intense della Grande Guerra, resterà legatissimo al Corpo tanto da fondare, a fine conflitto, il giornale L'Alpino che fu la sua prima esperienza da direttore. Da bollettino reggimentale, L'Alpino diventerà organo dell'Azione Nazionale Alpini di cui Balbo fu animatore sin dai suoi esordi giungendo, da Maresciallo dell'Aria e da Governatore della Libia, ad organizzare la XVI Adunata delle Penne Nere a Tripoli, ad oggi unico appuntamento extra-nazionale. E proprio nella città libica, su sua volontà, verrà inaugurato il monumento all'eroe Alpino Generale Antonio Cantore. In quell'occasione, la stampa dell'epoca lo immortalò con la penna nera in testa e con l'uniforme dell'Aeronautica: l'Italo ardito alpino, che fu tra i primi a liberare Feltre, conviveva con l'Italo trasvolatore ed avventuriero, le cui imprese aeree avevano portato prestigio, notorietà e rispetto a e rispetto al Paese.